Negli abissi oltre i 6.000 metri sotto il livello del mare sono state documentate nuove forme di vita, comunità complesse di almeno 14 specie macroscopiche nuove per la scienza;queste scoperte ridefiniscono i limiti della vita marina in un ambiente caratterizzato da pressione estrema,buio totale e scarsità di nutrieni e sollevano urgenti questioni di conservazione.Negli ultimi anni spedizioni internazionali hanno esplorato zone hadali tra i 6.000 e 11.000 metri poco conosciute e hanno portato alla luce organismi mai osservati prima.Un team coordinato dal Senckenberg Research Institute ha descritto nuove specie tra vermi,molluschi e crostacei raccolti a profondità superiori ai 6.000 metri,dimostrando che gli abissi ospitano una biodiversità macroscopica più ricca di quanto si pensasse.
Le specie scoperte mostrano adattamenti estremi:corpi flessibili per resistere alla pressione,metabolismo rallentato e strategie alimentari basate su risorse locali,diverse osservazioni indicano che alcune comunità abissali si affidano alla chemiosintesi (la conversione di composti organici in energia) un meccanismo già noto in sorgenti idrotermali ma raramente documentato anche in aree hadali profonde.
Le campagne di ricerca hanno combinato immersioni con sommergibili con equipaggio e ROVimaging ad alta risoluzione e analisi genetiche per identificare specie che spesso non sopravvivono al recupero in superficie.Missioni come quelle condotte con il sommergibile Fendouzhe hanno permesso osservazioni in situ che sono risultate decisive per riconoscere nuovi taxa (organismi con comuni caratteristiche) e per comprendere il funzionamento degli ecosistemi profondi.
La presenza di comunità complesse a tali profondità ha implicazioni per il ciclo globale del carbonio ,infatti ecosistemi abissali possono contribuire al sequestro e alla trasformazione del carbonio attraverso reti trofiche basate su chemiosintesi e attività microbica specializzata.Questi processi richiedono studi funzionali a lungo termine per quantificare il loro ruolo nei bilanci biogeochimici planetari.
Queste scoperte ampliano la nostra comprensione della vita in condizioni estreme e impongono una scelta politica e scientifica:mappare,studiare e proteggere questi habitat prima che attività umane irreversibili ne compromettano la biodiversità e le funzioni ecosistemiche.